Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono...
L’arte dell’improvvisazione
tra ottava rima e rap
A cura del prof. Paolo SCARNECCHIA
Docente di Storia della Musica
Università di Napoli “L’Orientale”
con
Giampiero Giamogante e Donato De Acutis (Ottava rima)
Clementino e Kiave (Freestyle)
Il canto della poesia estemporanea è uno degli aspetti più interessanti e meno noti del patrimonio culturale di tradizione orale dell’area euromediterranea. Il contrasto tra poeti che improvvisano i propri versi ha origini antiche e nel contesto dell’Italia centrale si presenta in forma di ottava rima, ossia strofe di otto versi endecasillabi intonati a cappella. I poeti “a braccio” interpretano, sviluppano e difendono ruoli e temi suggeriti dal pubblico mostrando prontezza di spirito e buona memoria.
Nel corso degli ultimi decenni del Novecento all’interno della cultura eminentemente urbana dello hip hop, originata negli Stati Uniti d’America, si è sviluppata la pratica del freestyle, che consiste nella battaglia verbale tra rappers che improvvisano in rime non strofiche intonando il proprio declamato/cantato nelle rispettive lingue native. Con un linguaggio crudo e sfrontato esprimono la rabbia e il disagio dell’emarginazione e all’interno del rituale della performance lo scontro verbale può raggiungere anche toni estremamente violenti e impetuosi.
L’incontro concepito come un dibattito/concerto/tavola rotonda, con l’intervento di due esponenti dell’ottava rima e di due esponenti del freestyle, vuole mettere a confronto queste due forme di improvvisazione che pur presentando punti di contatto appaiono in netto contrasto tra loro.