La mostra di Gino Balena, allestita a Nizza, nella X settimana della lingua italiana nel
mondo, in cui si porta alla ribalta la realtà feconda di un meticciato culturale, e si pone
l’accento sull’”Italiano degli altri”, vuole ribaltare la classifica dei mondi e capovolgere
i ruoli, dall’ultimo al primo. Così nei suoi dipinti carichi di suggestioni africane, la
verità di quelle terre, da una parte abbandonate per necessità e dall’altra ritrovate per
turismo, emerge come istanza primaria, culla di civiltà, ricettacolo di senso e approdo
verso un’umanità più nuda e autentica. Ma non vi è solo il senso di rivalsa nel titolo,
per una posizione voluta dai più forti, c’è anche la pulsione artistica che spinge la
ricerca del pittore a ricongiungersi al regno originario degli archetipi, alla sintesi
astratta delle grandi maschere che Gino ingigantisce e blocca sulla tela, col loro
messaggio misterioso in bilico tra bene e male, alle radici del mito e del racconto epico
come nocciolo fondante di tutta la nostra cultura.
Il “primo mondo” di Balena è fatto di degrado e di regalità, di sfregio e carezze, così
come le superfici di tela cerata su cui lavora, rubate alle coperture delle camionette
militari e dei camion, portano sulla loro pelle, le stigmate del viaggio, le lacerazioni, gli
strappi e le macchie guadagnate nel loro percorso. Allo stesso modo, anche le cicatrici
dei migranti, segnano una mappa di peripezie e offese sui corpi.